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Impressioni di un medico osteopata davanti alle opere di Monet


“Vallée de Sasso, effet de soleil” 1884. Musée Marmottan Monet.
“Vallée de Sasso, effet de soleil” 1884. Musée Marmottan Monet.

 I quadri di Monet, se visti da vicino, sono solo pennellate di colore e nemmeno omogenee: cambiano direzione, hanno misure diverse, a volte la pittura è sottile, a volte è più spessa, talora è asciutta, altre volte è così unta che l’olio cola riflettendo una luce abbagliante. Non si riesce a capire molto del quadro generale, se gli stiamo troppo vicino, se ci concentriamo.

 

Quando ti allontani di qualche passo non sei ancora nel punto giusto di osservazione. Quando ti allontani lasciando molto spazio con “troppa” distanza, e attendi che sia la luce riflessa dal quadro a giungere agli occhi, ogni singola pennellata si armonizza e diventa indispensabile a dare l’immagine dell’insieme del quadro. Appare pian piano la quadri-dimensionalità dell’opera, si vede il punto focale (del fulcrum) da cui tutto emerge e si dipana e a cui tutto tende ... i particolari “escono” dalla tela e vivono di vita propria, mentre contemporaneamente sono lì come parte integrante del tutto … Vedi il tempo intrecciato con lo spazio nella luce.

 

Impressionismo: noi viviamo di impressioni e ce ne nutriamo così come ci nutrono l’aria con il suo ossigeno e la sua luce, l’acqua e il cibo.

I pittori impressionisti cercano, osservando la natura, di cogliere la prima impressione visiva, quella che l’occhio riceve senza soffermarsi sui particolari. I colori sono presi isolatamente e accostati sulla tela senza venir mescolati: sarà la nostra mente a percepirne l’effetto d’insieme. Monet e gli artisti impressionisti abbandonano il chiuso degli atelier per dipingere la realtà dal vivo.

Gli alberi del bosco che definiscono le colline, le onde che mostrano il mare, le macchie da cui emergono i fiori del campo, le ombre che danno forma a edifici e oggetti: tutto esiste grazie al pennello dell’artista il quale fa in modo che dalla pittura, dai bordi (from the edge) delle pennellate, prenda forma la luce che in quel preciso momento ha accarezzato l’oggetto, le piante, i fiori, l’acqua e il cielo. La luce si imprime nelle forme e nelle densità delle cose del mondo e viene rimbalzata tutta intorno. I nostri occhi sono finestre aperte che fanno entrare quella luce scomposta, che si decompone e poi ricompone fino a coglierne il senso.

 

Dal quadro si respira un’aria, uno spirito che lo attraversa e lo oltrepassa e accoglie il nostro sguardo che insieme a tutto il nostro essere, mente e corpo, fa percepire lo spazio vuoto pieno di Vita e Amore da cui e per cui l’Universo è costituito. Così sia Pace.

 

La poetica della luce di Monet ci avvolge: la luce, con i suoi fotoni onde o particelle a seconda del nostro (?) punto di osservazione, è presente solo laddove c’è lo spazio. Ha detto Monet: “Ho voluto la perfezione e ho rovinato quello che andava bene”.

Ma cosa abbiamo di nostro veramente se non solo l’impressione, che è quella reazione interna e interiore che la realtà esterna, stimolando i recettori del corpo (fisico, emotivo, mentale, spirituale), agita dentro di noi e per suo mezzo possiamo sperimentare, conoscere e ri-conoscere il mondo?

 

L’Osteopatia è una scienza sperimentale e riproducibile tanto quanto lo è un’opera d’arte, oppure un individo vivente. E’ frutto dell’esperienza e della vita vissuta del qui e ora, solamente per questo è reale e vera. Così come sono reali cambiamenti nei meccanismi fisiologici, riscontrabili attraverso il metodo (Scienza) clinico dei segni e dei sintomi patogenetici. L’Osteopatia da AT Still (come l’Omeopatia da SC Hahnemann) è la Scienza dell’Individuo e della sua Cura.

La Totalità è la più piccola parte in cui può essere diviso un organismo vivente (un Individuo): lo afferma lo scienziato sperimentatore e genetista E. Blechsmidt.

 

L’Osteopatia è riproducibile perchè la si apprende di mano in mano, durante la vita reale: il testimone è passato da chi è più avanti a chi segue sul sentiero dell’esperienza. Non la si impara attraverso una teoria o progettando ricerche sulla realtà parziale (sub- o supra-reali e per questo falsifere) nei laboratori che pensano esperimenti per la cura delle malattie. I modelli teorici riassumono e simbolizzano l’esperienza, ma non è possibile viceversa.

I modelli e la tecnica Osteopatica sono di aiuto per essere delle mappe, indicazioni per non perdersi e per sapere dove ci troviamo, ordini che mettono ordine. Modelli e teorie vengono dopo l’esperienza frutto dell’osservazione e dell’ascolto puro, non mediato da preconcetti, giudizi o valutazioni. Sono il frutto nutriente solo di quella ricerca e di quel punto di vista che ha trovato la soluzione, che ha visto il quadro d’insieme, non di altro. La Scienza è un metodo, un’attitudine. Realtà concreta e laboratorio sperimentale non indossano lo stesso metodo.

 

Quel tipo di approccio per cui è l’immagine anatomica che emerge dal corpo a essere “vista” dalle nostre mani, è simile all’immagine che emerge come luce e dalla tela dipinta da Monet raggiunge la nostra retina, che deve adattarsi alla meraviglia, alla sorpresa e al mistero. Il non conosciuto che viene riconosciuto perchè osservato (ob-servare: mantenere la parola data).

 

Nulla accade se lo sguardo che guarda guardingo va a indagare curioso tra le macchie di colore del quadro. Riconoscerà solo cio che ha già in memoria, ma sarà cieco alla novità, all’originalità (che è non-ripetibile) di una Natura sempre uguale alla sua Essenza e per questo sempre in movimento e in cambiamento.

 

Così, con le mani adagiate sul corpo fisico lasciamo da parte l’intenzione di trovare qualcosa che già conosciamo e che stiamo cercando, ripetendo all’infinito lo stesso schema rigido, piuttosto dimoriamo nell’attenzione senza aspettative, nella consapevolezza dello spazio circostante (zona C e D della biodinamica craniale), nella fiducia del processo respiratorio primario abita la Marea che emerge da dietro il dynamic stillness.

 

La tecnica osteopatica, come la tecnica pittorica e artistica in generale, è indispensabile per poter governare la nostra piccola barca nel grande mare, nell’oceano dello spazio che dal microcosmo al macrocosmo riempie tutto, dimorando nel silenzio da cui tutto emerge, lasciandoci muovere e commuovere dalla saggezza della Marea che da quel silenzio, vuoto, attraverso lo spazio-tempo fluido, ritorna alla Casa dell’Eterno da cui la Luce e il Tutto emerge dall’Uno, entrando ancora nel Caos che genera vita.

 

 

Marco Siccardi.

 

a cura di Cristina Valle.

Bibliografia

 

Gli impressionisti da Monet a Degas. https://lavenapoetica.wordpress.com/tag/monet/ (ultimo accesso 07/07/2019).

 

Claude Monet, il poeta della luce. https://lacapannadelsilenzio.it/claude-monet-il-poeta-della-luce/ (ultimo accesso il 07/07/2019).

 

Blechschmidt E. Gasser RF. Biokinetics and Biodynamics of Human Differentiation: Principles and Applications. 1978, North Atlantic Books & Pacific Distributing.

 

Jealous J. “Emergence of Originality”. 2006-2014 Direction of Ease, LLC (dba James Jealous D.O.).

 

Ouspenskij PD. Frammenti di un insegnamento sconosciuto. 1976, Ed. Astrolabio Ubaldini, Roma.